Con grande piacere, mandiamo online una "musicale" puntura di spillo, viva, cruda e reale, scritta da una donna, per le donne e sulle donne, gentilmente offertaci da Anna Maria Franchi.
Donne. Come quelle di cui si è occupata la cronaca nera di queste ultime settimane, vittime di efferati delitti da parte di uomini respinti che non volevano rinunciare al loro accecante delirio di possesso.
Donne. Come quelle quasi quotidianamente evocate da un premier volto, anche nelle sedi meno appropriate e opportune, ad enfatizzarne maniacalmente solo l’avvenenza, l’involucro, scadendo in triviali volgarità scambiate per facezie ed evidenziando in realtà il bieco maschilismo del sultano che tutto può.
Donne. Come quelle più lontane, in Iran, che continuano ad essere punite con la lapidazione perché macchiatesi di adulterio. Non tragga in inganno la sospensione (non l’annullamento!), della condanna inflitta a Sakineh Mohammadi Ashtiani, salvata pochi giorni fa dall’esecuzione grazie anche all’impegno della comunità internazionale. Secondo il codice penale iraniano, l’adulterio è un reato “contro la legge divina” ed è il solo crimine punibile con la lapidazione, che deve provocare una morte lenta e dolorosa. Quindi, non solo morte oltraggiosa, ma anche ‘lenta e dolorosa’.
Donne. Come quelle nell’Afghanistan dei Talebani, che vivono senza diritti e libertà, in un mondo inaccessibile, squarciato solo da alcune voci che, dietro lo scudo dell’anonimato, sono riuscite a far pervenire sulla Rete il loro grido di paura e di denuncia, i loro desideri e le loro speranze.
Donne. Come quelle della Striscia di Gaza, cui è stato proibito di fumare nei locali pubblici il narghilè, ultimo di numerosi altri divieti di stampo integralista che Hamas sta forzatamente imponendo nel territorio.
Donne. Come quelle presenti nel documento Normae de gravioribus delictis, diffuso dalla Santa Sede pochi giorni fa, che non solo stabilisce nuove norme contro la pedofilia, ma disciplina tutti i delitti considerati più gravi contro la Chiesa, tra cui gravissimo e degno di scomunica, l’ordinazione, anche solo tentata, delle donne. Il sacerdozio femminile equiparato quindi, per gravità, al sacrilegio eucaristico o al reato di pedofilia.
Questo lo scenario desolante e avvilente che emerge solo da pochi fatti di attualità in questo scorcio di estate torrida. Ma quante situazioni analoghe, sotto altri cieli, ad altre latitudini, colpiscono l’universo femminile, oberato dal fardello che l’essere nata donna comporta? Donne-proprietà, donne-oggetto, donne umiliate, donne oltraggiate, donne oppresse, donne mortificate nella loro dignità, nella loro sessualità, nella loro libertà.
A quando un mondo in cui le donne, finalmente, possano esprimere la loro specifica diversità di genere ma nel riconoscimento di pari diritti, pari dignità, pari rispetto? È l'altra metà del cielo, prima di tutto, ad aver bisogno di liberazione.
Anna Maria Franchi
(20 luglio 2010)